Ilya Borisov, alias Shvembldr, è un artista generativo di Riga ed è uno degli artisti NFT di maggior successo finanziario al mondo del 2021.
Il 10 Febbraio di quest’anno le autorità lettoni hanno intentato una causa contro di lui, ma Borisov ne è stato informato solo tre mesi dopo, a Maggio.
L’accusa è riciclaggio di denaro e, se ritenuto colpevole, rischia fino a 12 anni di carcere.
La storia: guadagno legittimo o riciclaggio?
Shvembldr è uno degli artisti più quotati del mondo NFT. Nel corso del 2021 ha guadagnato 8,7 milioni di euro dalla vendita di 3.557 opere digitali.
In Lettonia – come del resto in monte altre nazioni, Italia inclusa – c’è ancora una mancanza di una chiara documentazione relativa alla tassazione delle criptovalute e dei relativi guadagni realizzati sulla blockchain.
Borisov ha inviato un’informativa al Latvian State Revenue Service – il corrispondente lettone della nostra Agenzia delle Entrate – sui modi in cui era possibile per lui di pagare le tasse dovute in relazione ai suoi guadagni.
L’agenzia stessa – come riferito da lui – gli ha consigliato di registrasi come “lavoratore autonomo” e di pagare regolarmente le tasse con quella posizione aperta. Così facendo ha versato allo Stato lettone 2,2 milioni di euro a titolo di imposta.

Nonostante ciò, Borisov nel Febbraio scorso ha avuto la cattiva sorpresa di vedersi i suoi conti bloccati dallo Stato e ha quindi deciso di impugnare la decisione in tribunale.
Il tribunale gli ha dato ragione e ha chiesto lo sblocco dei beni. Nonostante la decisione ufficiale dei tribunale fosse a suo favore, i conti di Borisov sono rimasti sempre in stato di sequestro perché l’accusa, secondo le autorità, non è di mancata dichiarazione di reddito, ma quella ben più grave di riciclaggio di denaro.
Abbiamo presentato una protesta al tribunale contro la decisione di sequestrare i miei conti datata 3 luglio 2022. La protesta è stata accompagnata da tutti i documenti disponibili del caso e dai file con tutte le mie transazioni e le mie attività di artista.
ha affermato Borisov
Tassazione cripto e NFT
La Lettonia, come la maggior parte dei governi mondiali, non ha ancora reso noto un quadro generale su come vadano tassati i guadagni realizzati tramite le criptovalute. Non per questo, c’è bisogno di arrivare ad un’accusa di riciclaggio di denaro per tutto ciò che riguardi il mondo cripto, in generale, e gli NFT, in particolare. Tanto più che le informazioni che Borisov ha ricevute provenivano proprio dai canali ufficiali di Stato.

In India, ad esempio lo Stato tassa i guadagni di criptovalute al 30%, oltre ad un ulteriore 1% detratto alla fonte per ogni transazione di criptovaluta. Regola che ha causato un massiccio calo del volume degli scambi nel Paese.
In Sud Corea l’attuazione della legge fiscale contenente tasse al 20% per le criptovalute è stata posticipata al 2025. In Tailandia, il governo è stato costretto a ritirare la proposta di una tassazione al 15% delle criptovalute dopo la decisa reazione estremamente negativa della comunità alla legge.
Tassazione cripto argomento da affrontare quanto prima
Quello della tassazione delle criptovalute è un tema che i Governi devono necessariamente affrontare. Ormai il tempo – per prendere decisioni nel merito – è più che passato.
Lo spirito, comunque – dal mio modesto punto di vista – non deve essere quello di chi, dall’alto, guarda al mondo cripto solo con gli occhi della speculazione.
Le declinazioni – assunte a tutt’oggi dal comune denominatore cripto – sono molteplici e non tutte in grado di reggere pressioni fiscali comunque esagerate e/o fuori riferimento. Se si attuassero delle pressioni sproporzionate sull’argomento, si otterrebbe l’effetto inverso rispetto a quello voluto dai governi, perché non farebbero altro che incentivare l’evasione e la scarsa trasparenza di coloro che agiscono nel settore cripto.
Che si paghi, ma che si paghi sempre il giusto, così che il settore cripto possa diventare stimolo di crescita fiscale e non incentivo alla scappatoia sotto banco.