Che il mercato degli NFT sia in ribasso, non ci sono dubbi. La caduta verticale delle criptovalute, accompagnate ad un periodo di recessione finanziaria globale, seppure di minore intensità, ha trascinato con sé tutto l’ecosistema dei token verso il basso.
Ma prima di parlare di fine di un’epoca, fare il delisting definitivo del modello di investimento/collezionismo e recitare il de profundis definitivo per gli NFT, è bene prendere in considerazione tutti i segnali che arrivano proprio dal mercato, per tirare le somme delle tendenze in atto.
I giorni d’oro dei 69,3 milioni di dollari di ricavi delle aste, sembrano essere finiti, almeno per ora, ma ci sono dei segnali che vanno comunque considerati per quello che rappresentano, sempre in termini di vendite.
Cartography of the Mind
Martedì scorso c’è stata una vendita di beneficenza “Cartography of the Mind” che ha superato le aspettative della vigilia di 1,5 milioni di dollari, anche se nessuna delle 27 opere proposte aveva un prezzo di vendita superiore ai 250.000 dollari. Nell’asta venivano proposti una manciata di artisti digitali che potrebbero rappresentare le novità del mondo degli NFT del prossimo futuro.
C’è bisogno di ripartire, per un mercato che comunque potrebbe rappresentarsi come una, se non “la”, forma di mercato più innovativa degli ultimi anni.
Bisognerà, ovviamente, sfoltire lo strumento di tutte le superfetazioni che si sono accumulate nel corso della recente corsa verso il burrone, ma i primi segnali sono, nonostante tutto, confortanti.
La vendita di Christie’s è stata pari a un Who’s Who di artisti NFT tra cui Beeple , Refik Anadol e Mad Dog Jones. Sono saliti alla ribalta globale in mezzo alla manna d’oro per l’arte digitale dell’anno scorso, grazie agli investitori in criptovaluta e all’avvento delle ricevute digitali note come token non fungibili o NFT.
Primo test di mercato del post-crollo. Superato?
Questa recente vendita si potrebbe configurare come un primo test di mercato di artisti che, seppure emersi in un periodo di boom, potrebbero essere in grado di confermare il loro potenziale nel prossimo futuro.
Quando non ci sono indicazioni precise che vengono dal mercato – oppure ci sono informazioni che devono essere confermate in base alla richiesta che riescono a generare – i collezionisti devono trovare una loro strada personale da percorrere per districarsi dalla matassa ingarbugliata e far emergere il valore dell’arte.

I collezionisti di peso, quelli che acquistano arte ad alti livelli, stanno lottando, in questa fase, per cercare di prevedere quali potrebbero essere gli esiti della traiettoria involutiva entro la quale le criptovalute – e gli NFT di conseguenza – sono incappate.
Questa volontà di cercare vie d’uscita potrebbe essere la spiegazione del perché si sia verificata tutta questa attenzione questa piccola vendita di Christie’s curata da uno dei loro investitori di asset alternativi Ryan Zurrer.
L’asta recente potrebbe essere un segno che il mercato dell’arte stia “ricalibrando” i livelli per i suoi artisti digitali e cercare un nuovo punto di riferimento per stabilire un “valore di mercato” equilibrato al “valore dell’artista”.

Valore di mercato = potenziale di vendita?
Che poi il “vero” valore ricercato significhi “potenziale di vendita”, be’ questo è un altro discorso. Ma è pur sempre un discorso capace di garantire la sopravvivenza degli NFT come forma di investimento e quindi come forma di collezionismo a prescindere da turbolenze e cripto-tendenze di mercato.
Il sistema di “misura” degli NFT è quello delle criptovalute
Resta ben inteso che il sistema di riferimento degli NFT è sempre quello delle criptovalute: la loro esistenza è legata indissolubilmente al criptoportafoglio che li ha generati o li contiene.
Ed cui vedere che magari sarà proprio questa sorta di legame simbiotico indissolubile che potrà essere lo stimolo per garantire una maggiore stabilità del “contenuto” (criptovalute) rispetto al “contenente” (gli NFT)?
Il futuro è ad un passo e, ne sono certo, sarà lui a risolvere l’arduo quesito.