Il Ministero della Cultura ha chiesto ai musei di sospendere qualsiasi contratto – sia stipulato che in corso di stipula – che riguardi la pubblicazione di opere d’arte per mezzo degli NFT, perché i termini degli accordi sarebbero ancora “non regolamentati”. Qualsiasi decisione presa in autonomia dai musei in questo momento, potrebbe influire, anche negativamente, sul patrimonio culturale del Paese.
La decisione arriva in seguito alla vendita dell’NFT del Tondo Doni concesso in licenza ad una società che ha trattenuto lo stragrande maggioranza dei proventi derivati dal trasferimento dell’opera.
In un primo momento, la concessione dei diritti di riproduzione via NFT delle opere d’arte, sembrava poter essere una via praticabile per ottenere un nuovo flusso di mercato per musei ed istituzioni artistiche.
In seguito, quando sono stai resi noti i termini della collaborazione e si è saputo che il Tondo Doni era stato venduto per 240.000€ sul mercato, e che agli Uffizi sono arrivati “solo” 70.000€, la storia è cambiata.
Il Ministero della Cultura ha chiesto la sospensione di qualsiasi iniziativa NFT
Il Ministero della Cultura ha quindi chiesto alle istituzioni di sospendere temporaneamente qualsiasi contratto stipulato con le società esterne, almeno fino a quando non si siano chiariti i termini – e soprattutto i diritti – legati alla diffusione di opere tramite NFT.
La vendita del Tondo Doni rientrava all’interno di un accordo quinquennale – quindi non legato esclusivamente al mezzo recente degli NFT – che la società tecnologica milanese Cinello aveva stipulato con gli Uffizi. L’accordo – comunque scaduto a dicembre scorso -era inerente la riproduzione digitale delle opere d’arte incluse nella collezione degli Uffizi. La pubblicazione degli NFT è avvenuta quindi quasi a conclusione del rapporto di collaborazione.
Le opere digitali create da Cinello, sono state inserite nel mercato NFT con la collaborazione di Unit, una concessionaria di arte contemporanea con base a Londra.
Gli NFT sono stati posti in vendita in nove edizioni, con un prezzo compreso tra 100.000€ e 250.000€ ciascuno.
Una portavoce di Cinello ha affermato che l’accordo con gli Uffizi prevedeva una divisione dei proventi al 50/50, fatti salvi i costi di produzione. I costi includevano: tasse, commissione per la piattaforma, costo fisico di produzione del frame e una commissione operativa del 20%. Il totale dei costi, al termine dell’operazione di creazione e vendita dell’NFT, è risultato ammontare a 100.000€.

Da un articolo di Repubblica sulla vicenda è partito un controllo pubblico dell’operazione
In seguito ad un articolo di repubblica dello scorso 24 Maggio (Nft, il direttore degli Uffizi: “Serve prudenza ma non abbiamo ceduto i diritti in esclusiva”) ha preso il via un controllo pubblico sui termini dell’operazione, visto il clamore che l’operazione di vendita degli NFT aveva innescato.
La materia relativa ai diritti effettivi di riproduzione e sfruttamento in ambito NFT delle opere rappresentate, è ancora controversa e in fase di definizione. Chi acquista i diritti di un’opera NFT, acquista anche il potenziale diritto allo sfruttamento commerciale dell’opera rappresentata? Oppure, al momento dell’acquisizione di un NFT, ci deve essere un accordo a parte che esplicitamente citi questo tipo di sfruttamento come possibile, oppure del tutto impossibile per i beni culturali del patrimonio italiano?
Dato che la materia è complessa e non regolamentata, il ministero ha chiesto temporaneamente alle sue istituzioni di astenersi dal firmare contratti relativi agli NFT. L’intenzione di base è quella di evitare contratti abusivi
ha affermato a Art Newspaper un portavoce del Ministero della Cultura
Di chi sono i diritti di rappresentazione/diffusione di un’opera del patrimonio museale italiano?
Cinello ha tuttora dei contratti di collaborazione con altri 10 musei italiani., tra cui il Museo di Palazzo Pretorio e la Pinacoteca di Brera di Milano. La società sostiene che, in ogni caso, tutti i diritti sull’opera rimangono al museo: il suo obiettivo è solo quello di
“non disperdere il patrimonio italiano nel mondo”, ma aiutare il museo a ricevere royalties e aiutare a raccogliere i fondi tanto necessari per proteggere , conservare e conservare gli originali nella sua collezione
Sulla possibilità che la società continui ad offrire e strutturare accordi con altri musei, Cinello non ha fornito alcuna risposta al riguardo.
Cosa sta succedendo per altri musei di risonanza mondiale
LaCollection, una società che gestisce un marketplace digitale, ha annunciato di recente, rapporti di collaborazione con British Museum e il Museum of Fine Arts di Boston, tra gli altri.

Il Museo statale dell’Ermitage di San Pietroburgo ha messo all’asta, nel Settembre scorso, le repliche NFT dei suoi cinque dipinti più famosi, riuscendo ad ottenere offerte per 444.000$ complessivi.
Lo scorso San Valentino, il Museo del Belvedere di Vienna ha digitalizzato e frazionato l’immagine della famosa opera Il bacio di Gustav Klimt, pubblicato come una serie di 10.000 NFT. La collocazione è avvenuta al prezzo di 0.65 Ethereum ciascuno – circa 1.950$ all’epoca – generando l’invidiabile cifra di 4,5 milioni di dollari di ricavato.
Chi trarrà il maggior beneficio dalla pubblicazione delle opere in NFT?
Quello che resta comunque da capire ora – in questa fase non ancora regolamentata di implementazioni NFT – è chi ne trarrà il maggior beneficio dalla pubblicazione delle opere.
Saranno i possessori dei diritti di riproduzione, quindi i musei, ad ottenere il maggior vantaggio dalla digitalizzazione e offerta in NFT delle loro opere, oppure saranno in massima parte le società che renderanno la vendita degli NFT possibile – ovviamente dietro previa, congrua e competente consulenza sull’argomento?
Il problema da capire ora è se il diritto di sfruttamento di un’opera d’arte deve appartenere solo ed esclusivamente all’ente che ne detiene i diritti, oppure essere “redistribuito” tra società di consulenza e possessori di NFT, e se questa distinzione – non da poco – deve essere necessariamente esplicitata prima di avviare qualsiasi proposta NFT che riguardi il patrimonio pubblico italiano.