Gli NFT hanno subito un’evoluzione al ribasso molto importante. Specialmente nel corso dell’ultimo mese o due. Chi era già entrato nel business fin dallo scorso anno, non ha potuto fare a meno di notare che il proprio portafoglio di beni digitali si è ridotto, forse anche ai minimi termini. E, va detto, sono stati – e lo sono tuttora – in molti a gioire dell’evento, quasi come se il “te lo avevo detto” potesse essere la solita unità di misura in casi del genere.
Quante volte le cassandre degli NFT hanno ripetuto all’infinito: è tutto una bolla, gli NFT sono carta straccia, gli NFT sono una moda passeggera, gli NFT si sgonfieranno.
Oh, se è per sgonfiarsi, si sono sgonfiati – è fuori discussione – ma, dal mio modesto punto di vista, questa non può essere che una buona cosa, sia per gli NFT che per quello che rappresentano.
Lo ripeto ancora. Gli NFT per me sono, tra l’altro:
- indipendenza dell’artista;
- supporto diretto al lavoro dell’artista;
- dialogo produttivo tra artista e suoi supporter.
Anzi, la cosa migliore che poteva succedere agli NFT è proprio che ci fosse un “ridimensionamento drastico” – diciamo così – come quello che c’è stato.
Tutte le innovazioni partono con il piede sbagliato
Come molte – tutte? – le grandi innovazioni a cui abbiamo assistito in precedenza, specialmente in ambito digitale, gli NFT dovevano essere esaltati, esplodere in una bolla speculativa e poi scoppiare. Come è accaduto. È un processo naturale.
In realtà il processo di esplosione della bolla è accaduto in massima parte per lo sgonfiamento drastico dei prezzi delle criptovalute. E le criptovalute, in ambito di storia, ne hanno una più lunga rispetto agli NFT. Anche se si tratta di una storia tormentata, fatta di alti molto alti (troppo davvero?) e bassi relativamente bassi, come a trovarsi sulle montagne russe.
Ma poi siamo sicuri che l’economia “importante” – quella delle borse e delle balene con il pelo sullo stomaco – navighi poi in acque così tanto più sicure e meno speculative?

La caduta è la migliore cosa che potesse accadere agli NFT.
Fatto sta che gli NFT sono precipitati, ed è un bene.
La brusca caduta è la cosa migliore e quella maggiormente auspicabile ora per gli NFT, così come il crollo delle dot-com della metà degli anni ’90 è stata la cosa migliore che potesse accadere allora per tutto il comparto di internet inteso come terreno di business possibile.
Prima gli NFT sarebbero caduti, prima avrebbero potuto esprimere tutto il loro potenziale.
La speculazione limita sempre – sempre! – l’innovazione, perché nella stragrande maggioranza dei casi, premia idee terribili e prodotti spazzatura, pompati ad arte, solo ed esclusivamente per trarre profitto immediato e poi essere scaricati nel water.
E si sa che dove c’è del marcio, è proprio lì sopra che ci girano i calabroni, o gli avvoltoi. Una volta che il marcio è stato spazzato via, i calabroni e gli avvoltoi se ne vanno, e tutto ri-comincia dal classico “dove eravamo rimasti?”, questa volta detto per bene e pronunciato nella maniera giusta.
Gli NFT questi sconosciuti!
La maggior parte delle persone non capiscono né cosa sono gli NFT, né, tantomeno, come funzionano. Il che alimenta solo le loro polemiche sterili e le loro incomprensioni totali. Il mondo contemporaneo, purtroppo, è spesso popolato da capipopolo la cui incompetenza “crassa” è mastodontica, e che, dal basso della loro abissale ignoranza, pontificano e giudicano come si trovassero sulle cime dell’Everest.
Gli NFT sono un efficace, anzi efficacissimo, mezzo per arrivare ad un’arte decentralizzata in cui sono gli artisti gli unici artefici del loro destino. Come deve essere. Senza intermediari e senza limiti.
I “pupazzetti” che molti associano agli NFT in maniera totalizzante, non sono altro che la punta di un iceberg che ha ben altre implicazioni oltre ai cartoon per adolescenti.
Il ridimensionamento era auspicabile, anzi necessario
Dal crollo che si è verificato negli NFT, le cifre in ballo sono state ridimensionate di molto. Da valori a 6/7 cifre, siamo ora, in molti casi, a valori prossimi alle 2/3 cifre. Questo significa che i creatori di NFT sono ora “costretti” a vendere i loro “prodotti” a prezzi ben più “realistici” di quanto non avessero potuto fare in passato.
Che poi, chi trattava NFT a 6/7 cifre, erano personaggi che ben poco avevano a che fare con il collezionismo. Gli speculatori sanno bene che entrare in un mercato “instabile” può essere fonte di grandi guadagni, ma, nello stesso tempo, può ridurre sul lastrico in un battito di ciglio, quando si rimane con il cerino in mano e tutti gli altri si sono defilati. Chi specula lo sa, e specula proprio in maniera consapevole delle ripercussioni che un mercato “drogato” può avere. La speculazione non ha padri, ma solo figli che si lamentano quando il gioco si è rotto.
Chi non specula, ha acquistato quegli NFT che riteneva giusto acquistare perché magari erano quelli che piacevano di più, senza pensare “fra un mese o un anno quanto varranno i miei NFT? il doppio, o la metà?”.

In questa fase estremamente votata al ribasso, chi ha acquistato l’NFT per puro piacere, ha ancora il piacere di possedere gli NFT che ha acquistato. Pure se gli NFT posseduti hanno dimezzato il loro valore. Perché il piacere del possesso consapevole è quello che dà le maggiori soddisfazioni.
Chi possiede solo per moda oppure per adeguarsi a degli standard sociali entro cui vive, sarà sempre insoddisfatto di ogni bene acquistato. Chi acquista per il piacere dell’acquisto sarà sempre soddisfatto di ciò che acquista e possiede.
Perché è sempre ciò che uno ha acquistato e possiede che lo identifica come essere umano senziente, capace di manifestare pubblicamente i suoi criteri estetici di giudizio in maniera consapevole e personale e, soprattutto, senza timori.
E solo chi vive l’Arte in maniera consapevole, può bellamente Infischiarsene delle mode e di coloro che le seguono in maniera pedissequa e impersonale.
La bellezza è gratificante solo per chi la sa apprezzare.
Dopo la caduta, i creatori di NFT sono ora “costretti” a vendere i loro NFT a prezzi “realistici”, cioè maggiormente aderenti al “valore” che quei pezzi possono avere all’interno di un mercato non “drogato” o fortemente “alterato” dalla febbre degli speculatori.

Il calo dei prezzi comporta un allargamento della platea dei supporter e una maggiore diffusione degli NFT realizzati. Il che non può essere visto che come un bene. Per tutti i creatori e gli acquirenti consapevoli di NFT.
Chi compra ora, compra per il piacere di comprare e non per il desiderio di speculare, perché vivaddio stiamo forse arrivando al (vero) valore dell’arte espressa tramite NFT?
Ce lo auguriamo tutti, noi operatori consapevoli del mondo NFT non tanto per noi, ma quanto per coloro che hanno sempre deriso questo mezzo propositivo d’Arte perché, finalmente, potranno arrivare a comprenderlo meglio in tutte le sue declinazioni. Magari proprio ora che il calo ha reso tutto il comparto “più umano” ci sarà il tempo di approfondirne meglio la portata e gli sviluppi.
Noi, restiamo alla finestra, sperando che la piazza si affolli ancora di più.