Il mondo degli NFT ha subito un cambiamento radicale negli ultimi mesi. Da vendite – e incassi – a cifre stratosferiche, si è passati a vendite scarse e incassi altrettanto scarsi.
Che la gallina dalle uova d’oro abbia infine smesso di deporre e quindi sia arrivato il momento di tirare i remi in barca?
Da più parti arrivano avvertimenti relativi al fatto che il mondo NFT sia moribondo, ma – come qualche volta accade – anche chi era stato dato per spacciato. può riprendersi. E i segnali di ripresa ci sono.
Gli artisti NFT de noantri
Negli ultimi mesi ho assistito ad un fiorire di cantanti, influencer, personaggi altrimenti famosi o addirittura morti di fama, la cui arte era stata, fino a questo momento, oculatamente e assolutamente celata agli occhi di tutti, che si sono improvvisamente trasformati in – presunti e pregiati – “artisti”, in special modo NFT.
Questi sedicenti “artisti NFT” – tutti de noantri e sotto mentite spoglie – hanno improvvisamente deciso di palesarsi al mondo e di partorire opere epocali per i destini dell’umanità e per le quali richiedevano fior di mila euro per la loro acquisizione.
Anche sei un artista famoso e hai una tua pregevole storia e un tuo avviato mercato dell’arte in dipinti, fotografia e quant’altro, se decidi di entrare nel mondo degli NFT, ricordati sempre che è un mondo completamente nuovo. E nei mondi completamente nuovi si parte da zero. Da zero. Perché lo scavalco dei mondi paralleli di solito non produce effetti eclatanti, se non in rari casi che si posso enumerare sulla punta delle dita.
Anche sei un artista quotato di arte mainstream, è probabile che i tuoi usuali acquirenti, anche importanti, non ti conoscano, né, tantomeno ti possano apprezzare, come artista NFT e che, magari, se vogliono “investire” – nel senso stretto del termine, spogliato di qualsiasi sovrastruttura – vanno a comprarsi le Scimmie Annoiate o i CryptoPunk, piuttosto che le tue opere NFT senza storia e senza senso perché fuori contesto.

Ho partecipato, lo ammetto, anch’io fremente, al lancio di “presunti” artisti italiani, novelli nel mondo NFT: gridati ai quattro venti e pubblicizzati in pompa magna su siti nuovi di pacca – e di concetto – non ho potuto fare a meno di verificarne le evidenze di commercio, tutto qui. La mia non vuole essere una critica sulla loro arte, sia ben chiaro: è una critica all’opportunità fornita dal progetto proposto.
Sul sito di pubblicazione non c’era nessuna offerta formulata fino al giorno in cui ci sono passato io. E anche nei giorni successivi non è che fosse questo carnevale di Rio di offerte. Ed è facile ipotizzare che di offerte non ce ne saranno nemmeno fino all’estinzione dell’uomo sulla terra, perché degli acquirenti NFT si può dire di tutto, meno che siano stupidi e degli sprovveduti.
Si investe solo ed esclusivamente in funzione di un ritorno economico, oppure si acquista in funzione di ciò che piace. E, nei casi da me visionati, non essendoci offerte, non c’erano margini di guadagno nell’investimento, oppure semplicemente non piacevano, per l’arte in sé oppure per il prezzo proposto, questo non è dato di sapere.
Gli NFT sono – o sono stati mai – una gallina dalle uova d’oro? L’arte mainstream, lo è mai stata?
È opinione comune pensare che il mondo degli NFT sia popolato da sprovveduti. Gli artisti NFT sono degli sprovveduti – o peggio dei truffatori – perché propongono prodotti “pseudo-artistici” di mediocre livello, venduti a prezzi esorbitanti. Gli acquirenti – o sarebbe il caso di chiamarli investitori? collezionisti? – sono ugualmente sprovveduti perché acquistano di tutto solo perché sopra c’è stato appiccato l’etichetta posticcia della parola magica del momento, ovvero “NFT”.
Non è così oggi, e non è stato così nemmeno ieri (più o meno).

O meglio, se ieri era possibile proporre delle “opere” NFT che avrebbero attirato l’attenzione anche solo perché – che so – ti chiami Mike Tyson, negli ultimi tempi, anche ti chiami Mike Tyson – e nel mondo sono in pochi coloro che si chiamano Mike Tyson – difficilmente riuscirai ad attirare l’attenzione sul tuo NFT, se non è un progetto altrimenti strutturato, cioè capace di produrre interesse al di fuori dal nome di Mike Tyson.
E questo, lo ripeto già da alcuni mesi, è un bene.
Manco a farlo apposta, proprio Mike Tyson è stato oggetto di una recente polemica – a mio modo molto esemplificativa della situazione attuale – della trasformazione in atto nel mondo NFT. Gli acquirenti delle opere digitali di “Iron Mike”, lo hanno accusato di essersi completamente disinteressato alle sorti della collezione e di aver abbandonato a sé stesso il progetto.
Quello compiuto da Mike Tyson che può apparire come un errore veniale – l’abbandono del proprio progetto NFT – in realtà è un errore madornale: non tanto per il progetto da lui pubblicato, quanto per sé stesso e per la sua immagine.
Improvvisarsi “artisti NFT”, negli ultimi tempi, comincia ad essere un po’ difficile.
Ma il mondo dell’arte in generale, come sta? L’Arte è un ottimo investimento?
Il mondo dell’arte in generale non versa in condizioni eccellenti. L’Arte, da qualche anno, se non decennio, ha cominciato ad essere un cattivo investimento.

Il classico saggio del critico Robert Hughes “Sull’arte e il denaro”, pubblicato nel 1984, fa il punto sul mercato dell’arte dell’epoca e predice il crollo che si sarebbe verificato poco dopo la pubblicazione dell’articolo. Tutto valido anche oggi.
Il mercato dell’arte che abbiamo oggi non è spuntato dall’oggi al domani […] Il grande progetto del mercato dell’arte negli ultimi 25 anni è stato quello di convincere tutti che le opere d’arte, sebbene non abbiano interesse, offrono un capitale così drammatico e coerente guadagni insieme ai piaceri intangibili della proprietà – quelli che Berenson avrebbe potuto chiamare “valori non tangibili” – in cui vale la pena investire ingenti somme di denaro. Questa creazione di fiducia, a volte penso, sia l’artefatto culturale dell’ultima metà del XX secolo, molto più sorprendente di qualsiasi dipinto o scultura.
Robert Hughes, “On Art and Money”, The New York Review of Books (6 dicembre 1984), 20–27; 23–24.
Dai dati che emergono pubblicamente, delle grandi aste per intenderci, sembra che il mondo dell’arte non stia messo poi così male. Ma, quando si tratta di vendite di questo tipo, in realtà si tratta di “vendite ripetute” cioè di vendite di opere già vendute in precedenza.
Poiché non ci sono dati trasparenti su ciò che accade nel mercato dell’arte, gli indici d’arte si basano sulle vendite pubbliche di case d’asta come Christie’s e Sotheby’s. All’interno di tali vendite, possono solo misurare l’apprezzamento del valore delle opere d’arte che sono state vendute in precedenza (il metodo delle “vendite ripetute”). Il dato è, quindi, truccato per essere positivo dal punto di vista dell’arte come investimento: contiene solo opere già preselezionate come vendibili da una casa d’aste; di questi, misura solo le opere che hanno una comprovata esperienza e che è già probabile che attirino gli acquirenti interessati agli investimenti.
Sull’arte e gli investimenti di Ben Davis
Quasi la totalità gli studi che analizzano il mercato dell’arte utilizzano questo metodo per determinare l’indotto del mercato dell’arte. Chi investe in arte ha un ritorno inferiore rispetto ad altre forme di investimento.
In breve, compra dei dipinti se ti piace guardarli. Puoi sperare che i tuoi figli ne vendano uno o più in seguito per un guadagno, ma i dipinti sono principalmente investimenti estetici, non finanziari.
ha consigliato giustamente nel 2013 un team di economisti
Quindi se l’arte ancora oggi continua a non essere un buon investimento, come si può pensare che lo siano gli NFT?
A onor del vero, alcune blue-chip NFT continuano a offrire comunque delle buone prestazioni. Tre giorni fa la Bored Ape #5383 dalla pelliccia dorata è stata venduta per 777ETH (1,5 milioni di dollari), ma, come esposto per l’arte sopra, si tratta di una vendita ripetuta.
Come funziona quindi oggi il mercato NFT?
Il mercato NFT ha bisogno di essere seguito. È impossibile pensare di realizzare un progetto NFT stando con le mani in mano, oppure che tutto vada meravigliosamente bene perché sei un famoso morto di fama e ti sei esibito in una strabiliante performance girando dentro una ruota infuocata all’isola dei VIP.

Quello che bisogna dimostrare, quando si pubblica una collezione NFT, è di essere capaci di “aggiungere valore” alla collezione. In qualsiasi momento ed in qualsiasi modo.
Gli investitori NFT di oggi, ma anche i semplici collezionisti, quelli seri, devono avere la certezza che i loro soldi sono stati spesi nella migliore maniera possibile e non buttati al vento dentro le ambizioni artistiche dell’Andy Bluvertigo di turno – senza offesa eh, sia ben chiaro – preso a caso nel mazzo.
Nel mondo degli NFT contemporaneo si fa caso anche solo ai 10 dollari. Figuriamoci poi quando si tratta di 4.000$. Se sei un pugile, cantante, musicista, influencer, continua a fare il pugile, cantante, musicista, influencer che hai fatto fino ad ora, che vai bene.
Se vuoi inaspettatamente improvvisarti “artista NFT” preparati al peggio, perché il peggio è già arrivato.