Commercializzare nel metaverso? Per Nike, Gap, Mattel e Gucci si può fare, a patto che…

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Alcune delle più grandi aziende mondiali stanno iniziando ad aprire negozi virtuali all'interno del cosiddetto metaverso. Per il momento, le strategie non sono chiare né tanto meno univoche, ma negare che anche le grandi aziende stiano cercando degli "sbocchi" all'interno del metaverso, significa negare la realtà.


Le piccole così come, ancor si più le grandi aziende, che operano nel mondo del commercio, devono essere capaci di saper (e poter) fare due cose:

  • collocarsi sul mercato;
  • mantenersi nella collocazione che sono riuscite ad acquisire.

Per collocarsi sul mercato c’è bisogno di un prodotto innovativo per prezzo o tecnologia che riesca ad attuare l’attenzione dei potenziali acquirenti. Una volta collocatesi sul mercato, le aziende devono riuscire a fare innovazione, in massima parte, così da preservare nel tempo la quota di mercato conquistata. Senza innovazione non c’è conservazione die privilegi acquisiti.

Per le aziende, sta emergendo una nuova frontiera per il commercio: dopo la “passività” dei social classici, questo sembra essere il tempo dell’interazione diretta, dell'”attività” con la realtà virtuale del metaverso.

Il metaverso, questo sconosciuto

Il Web3 e il concetto di metaverso in particolare, sembra essere diventato, negli ultimi tempi, il mezzo privilegiato con il quale riuscire a mantenere viva l’attenzione di fan e seguaci.

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Che cos’è il Metaverso?

Il metaverso, a differenza dei social con i quali siamo stati abituati ad interagire fino ad oggi, consente di fare soldi veri, anche con prodotti non fisici, ma capaci di generare un “processo virtuoso” di collezionismo – o investimento, va pur bene – entro cui i fan non sono più soggetti passivi che commentano o condividono post, ma “investitori” che collezionano (o speculano, perché no) prodotti autenticati di grandi brand mondiali.

Non si tratta di vendere “aria fritta”, è un concetto ormai antiquato questo quando ci si riferisce al metaverso: si tratta invece di generare “valore” commisurato al prestigio del brand, e di garantire che il valore acquisito possa restare inalterato nel tempo.

Come fare, ripeto, non è ancora un concetto chiaro al momento, ma ci sono gradi ditte che cominciano comunque a trovare una loro interpretazione al fenomeno.

Il caso di Gap

Il rivenditore di abbigliamento americano Gap, ha iniziato, a gennaio, a vendere felpe con cappuccio digitali, sotto forma di NFT. Si è trattato di un primo test di come potrebbe essere fare affari nel metaverso per un’azienda del livello di Gag.

Per il momento, la felpa di Gap è solo un’immagine che viene venduta con il brand Gap, ma sarebbe bello, se gli avatar degli utenti potessero indossare la felpa acquistata nel corso delle loro escursioni per il metaverso.

L’opzione al momento non è disponibile, proprio perché il concetto di metaverso è ancora in fase di definizione e non unificato: non è possibile acquistare una felpa in una piattaforma e indossarla in un’altra piattaforma.

Secondo la mia opinione, nell’immediato futuro, saranno in molti – tra coloro che forniscono mondi virtuali nel metaverso – a tentare di convincere che il loro metaverso è meglio di quell’altro e di fornire questo tipo di opzioni alle aziende, ma per il momento nisba, non è un’opzione praticabile.

negozio Gap nel Club Roblox

Se Gap volesse consentire una simile opzione dovrebbe fabbricarsi un metaverso su misura oppure garantire compatibilità con metaversi già esistenti: opzioni molto costose, oltreché non prive di grandi rischi, in massima parte economici.

Nel frattempo, i clienti possono raccogliere sei di questi NFT, che attualmente costano da 2 a 11 dollari ciascuno. L’acquisto della collezione completa fa vincere ai clienti la possibilità di acquistare NFT speciali più costosi.

Il primo lotto di felpe con cappuccio NFT è andato rapidamente esaurito quando sono state rilasciate, ha affermato l’azienda in una nota.

Gap è intenzionata a continuare a rilasciare NFT di abbigliamento virtuale nel prossimo futuro e potenzialmente a lavorare con più piattaforme digitali per garantire quella compatibilità che i loro clienti stanno aspettando.

Dato che sempre più persone trascorrono il tempo negli spazi virtuali, riteniamo che sia importante per noi intraprendere questo viaggio con i nostri clienti

ha affermato Avery Worthing-Jones, responsabile della gestione dei prodotti di Gap.

I primi esempi di regni virtuali cominciano ad essere disponibili

Uno dei primi “regni” virtuali che è riuscito a convincere aziende di grandi dimensioni di entrare a far parte del suo metaverso è Roblox, che vanta numeri di tutto rilievo: 29,1 milioni di sviluppatori, 11,1 milioni di esperienze, 1.000 miliardi di guadagni elargiti agli sviluppatori.

Già dallo scorso anno, aziende come Nike e Mattel si sono lasciate convincere a creare i propri hub su Roblox per promuovere i propri marchi.

Anche Gucci si è unito al trend ed ha cominciato a vendere, da Maggio, un nuovo set di articoli tra cui un paio di leggings virtuali per 130 Robux.

I prezzi per Robux partono da 99 centesimi per 80 Robux e salgono a $ 99,99 per 10.000 Robux.

Il problema che si pone, almeno in questa fase dello sviluppo del metaverso è quello dell’interscambio e dell’interoperabilità.

Se ogni piattaforma del metaverso si comporta come un paese le cui guardie di frontiera non permetteranno ai visitatori di portare scarpe da ginnastica che hanno comprato in un altro paese, il metaverso sarà un minuscolo-verso.

Erik Gordon, amministratore delegato del Wolverine Venture Fund presso la Ross School of Affari presso l’Università del Michigan.

Alla ricerca dell’unificazione perduta

Per sopperire a questo tipo di problemi, sono cominciate a nascere delle startup che intendono superare lo scoglio della mancanza di compatibilità tra i sistemi.

In massima parte questa interoperabilità potrebbe essere superata tramite le criptovalute: consentire l’accesso ai vari mondi virtuali tramite criptoportafoglio – e tutto quello che c’è dentro come NFT ad esempio – potrebbe essere il passe-partout necessario per poter appendere i propri quadri, acquistati altrove, in qualsiasi regno virtuale si desideri.

“Siamo ancora nelle primissime fasi. Ma stiamo già vedendo nuovi modi per le aziende di esprimere i propri marchi e offrire esperienze di commercio in questi ambienti virtuali.

Lidiane Jones, vicepresidente esecutivo e direttore generale dell’unità Esperienze digitali di Salesforce.com Inc.

C’è ancora molto da fare – e da sviluppare – ma il metaverso sembra essere una “realtà” che piano piano comincia a trovare una sua definizione per il Web (3, 4 o 5 che sia) del futuro.